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Equinozio di Primavera in Astrologia

Equinozio di Primavera 2021

Il 20 marzo il Sole è entrato nel segno dell’Ariete marcando l’equinozio. Nelle latitudini a nord dell’equatore è l’inizio della primavera e le giornate inizieranno ad essere più lunghe delle notti. Siamo in un momento di transizione, dai Pesci all’Ariete, la fine del ciclo zodiacale e l’inizio. Il 13 marzo la Luna nuova in Pesci è avvenuta in congiunzione a Nettuno.
Pesci è il territorio di ciò che si muove nelle emozioni collettive, quando passiamo dal pensare al sentire, il nostro e quello nel quale siamo immersi. Dall’energia elettrica e mentale di febbraio siamo transitati in quella acquosa ed emozionale di marzo.
Siamo giunti alla fine del viaggio, il momento in cui tiriamo le somme di ciò che è stato compiuto lasciando andare quel che non serve, ma al contempo dove patiamo nel riconoscere ciò in cui abbiamo fallito. Qui ci confrontiamo con quanto abbiamo compiuto, con cosa non ha funzionato nel viaggio percorso e guardiamo ciò che resta da fare.
Forse l’abbiamo percepito in tanti un senso di apatica svogliatezza, la sensazione di non potercela fare, che siamo ancora qui, che la visione sul futuro è sbarrata, che niente ha senso, che non serve a niente fare lo sforzo o che lo sforzo è troppo grande, che non cambierà niente.
Il mondo dell’acqua dei Pesci è il grande mare, il campo dell’indistinto, dove le forme perdono i loro contorni e tutto si dilata, si deforma e a volte si ‘mostrifica’.
È il territorio di Nettuno, il nostro anelito all’assoluto, il nostro aspirare a quello stato di immemore beatitudine che abbiamo conosciuto quando ancora eravamo indistinti, nell’abbraccio di ciò da cui siamo nati e di cui abbiamo una struggente nostalgia. Quando prevale il lato oscuro di Nettuno vogliamo tornare lì e vivere è troppo difficile, troppo faticoso e doloroso. Oppure cerchiamo elementi salvifici, guide messianiche, fattori capaci di redimere tutto e trasportarci in territori di inopinabile certezza.
L’ispirazione che sorge in noi dal nostro io più scintillante, anche questa è territorio di Nettuno, la connessione diretta con una saggezza più espansa che orienta il nostro andare, la matrice della visione che genera mondi in potenza. È qui nel silenzioso mondo dei Pesci che accade la gestazione di quella visione, dove l’idea si impregna di un sentire più ampio e dà forma ad un ‘corpo’ che può finalmente nascere.
L’equinozio è un invito a questa nascita e rinascita ciclica e il tempo che la precede è sempre un tempo prezioso in preparazione ai giorni dell’Ariete che abbiamo davanti, i giorni in cui accendere la fiamma per quel qualcosa di nuovo a cui vogliamo dare vita.
Presto, il 28 marzo, avremo una Luna piena e il Sole sarà in congiunzione a Chirone, il centauro saggio, metà cavallo-metà uomo, una figura ibrida, un immortale che muore.
Ha preso il suo nome un piccolo asteroide che si trova fra l’orbita di Saturno e quella di Urano e che di questi due pianeti è in un certo senso il ponte, la mediazione fra il limite della nostra condizione umana, fra il realismo pragmatico dell’esistenza e l’apertura a qualcosa di più grande che sentiamo di poter essere. La storia mitologica di Chirone si interseca con quella di eroi che uccidono mostri ctoni e titani che rubano il fuoco agli dei per portarlo agli uomini, eppure Chirone non è una figura eroica in senso stretto. Contiene quest’eroismo in forma stemperata, quella forma che lo rende capace di accettare il dolore imprescindibile del vivere una dimensione umana pur avendo in sé un immortale divino, per il quale si rende canale attraverso il suo esistere e continuare ad esserci e rilanciare di nuovo, nonostante il suo sentirsi ferito.
Questo momento dell’anno è un’opportunità per attivare questa dimensione chironiana in noi, senza eroismi appunto, per rilanciare nel fare la nostra parte, in questa rinascita equinoziale verso i mesi più frizzanti che ci condurranno all’estate.